I racconti di Papa Galeazzo (Caliazzu) popolano la letteratura tradizionale salentina da diversi secoli, quando se ne fa chiaramente menzione per la prima volta. 

È interessante notare come perfino Sigismondo Castromediano, noto intellettuale e patriota risorgimentale, ne faccia menzione nella sua Relazione della commissione conservatrice dei monumenti storici e di belle arti di terra d’Otranto al Consiglio provinciale, catalogando come “vero ritratto di Papa Galeazzo” un quadro raffigurante, sempre secondo il Castromediano, un certo Antonio Caracciolo.

Il curato, tradizionalmente operante soprattutto tra Lucugnano e Alessano, è il protagonista di un gran numero di storielle, facezie e “culacchi” che lo rendono centrale nel panorama culturale del Capo di Leuca.

 

Secondo i racconti, che fino a pochi decenni fa erano tramandati oralmente di generazione in generazione, Papa Galeazzo si muoveva in sella ad un somaro ed aveva fatto la sua scelta di vita non tanto mosso da una profonda vocazione spirituale quanto dalla volontà di vivere una vita all’insegna dell’ozio e del piacere terreno. 

All’interno di una società ancora segnata dal feudalesimo e dai soprusi dei potenti sul popolino, il Galeazzo si barcamena alla bell e meglio fra prelati, nobili e persone comuni, sempre pronto ad architettare scherzi e ad avvantaggiarsene in qualche modo. 


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