Le torri costiere

Il periodo compreso tra il XIV° e il XVII° secolo fu l’epoca d’oro per l’Impero Ottomano. La caduta di Costantinopoli (1453) e il successivo, immediato, disgregamento dell’Impero Bizantino aprì le porte dell’Europa ai sultani. Sin da subito i saraceni posarono lo sguardo sull’Italia e in particolare sul Salento, che si stagliava vicinissimo alla penisola balcanica, con frequenti scorrerie alle città costiere (vedi Otranto nel 1480).

Nella prima metà del ‘500, Carlo V si ritrovò a governare territori sconfinati, tra cui il nostro Tacco di Puglia. Il giovane Imperatore, nonché re di Spagna fece della lotta al nemico musulmano la sua personale crociata durata per tutta la vita. Carlo V decise di disporre, per tutta la costa della Terra d’Otranto una serie di torri di avvistamento, a intervalli regolari di 5 km.

In origine, queste costruzioni svettavano sui panorami costieri da Ostuni fino a quello che oggi conosciamo come Maruggio. Più di settanta postazioni di avvistamento, che servivano ad anticipare gli sbarchi dei saraceni e ad avvertire la popolazione civile e le forze militari dell’imminente tentativo di invasione.

La struttura delle torri è solitamente circolare e si sviluppa su due piani. Spesso venivano costruite a pochissimi metri dal mare, ma se ne possono ammirare alcune posizionate su creste e alture, ma sempre in prossimità della costa. 

Torre Vado, esempio di torre cavallara e una delle torri meglio conservate

Alcune torri ricoprivano un ruolo particolare, ed sono definite “cavallare”. Come si può intuire dal nome, esse ospitavano una piccola stalla con dei cavalli sempre freschi e pronti a portare eventuali notizie nei borghi vicini oltre che in quello di appartenenza.

Nel XIX secolo, con il declino dell’impero Ottomano e la normalizzazione dei rapporti con il mondo islamico, le torri costiere hanno perso la loro importanza e sono state, via via, abbandonate. Ad oggi molte sono ormai diroccate e quelle rimaste in buone condizioni sono quasi tutte di proprietà privata.